lunedì 23 gennaio 2012

Immagini bitmap: dimensioni e risoluzione


Sono definite da un mosaico (mappa di bit) di piccoli rettangoli (generalmente quadratini) detti pixel (Picture Element). A ciascun pixel corrispondono un valore cromatico e due coordinate spaziali.

I parametri che differenziano le immagini digitali di tipo bitmap tra loro sono quattro:

  • dimensioni
  • risoluzione
  • profondità di colore
  • formato
Le dimensioni assolute di un’immagine bitmap dipendono direttamente dalle dimensioni e dal numero dei pixel che la compongono lungo l’altezza e la larghezza.

Le dimensioni si esprimono in millimetri, centimetri o pollici.

Spesso le dimensioni vengono espresse anche in numero di pixel: in questo caso è necessario però conoscere la dimensione di ciascun pixel, valore che non è dato sapere se non si conosce la risoluzione dell’immagine, cioè quel parametro che definisce il numero di pixel per unità di lunghezza lineare.



Per risoluzione (già introdotta in quest’articolo) di un’immagine bitmap si intende il numero di pixel presenti per ogni pollice lineare (quindi sia in altezza sian in larghezza) e si esprime con la notazione ppi (pixel x inch).

La risoluzione determina il dettaglio dell’immagine: maggiore è la risoluzione, migliore è la qualità dell’immagine (e maggiore il suo peso); un elevato numero di pixel permette di riprodurre maggiori dettagli e sfumature di colori migliori.


Dimensione e risoluzione sono legate da proporzionalità inversa; un’immagine ad alta risoluzione contiene pixel più piccoli e in maggior numero rispetto ad un’immagine delle stesse dimensioni ma con risoluzione inferiore.


Se non si desidera modificare questo rapporto, aumentando le dimensioni di un’immagine la sua risoluzione diminuisce e viceversa. In tal caso l’immagine non viene alterata e il peso del file non muta.

Per modificare invece questo rapporto, è necessario ricampionare l’immagine, cioè variare uno dei parametri tenendo fisso l’altro: così l’immagine viene alterata e il peso del file aumenta o diminuisce a seconda che si aumenti o si diminuisca uno dei due parametri.

Ha comunque poco senso aumentare la risoluzione di un’immagine bitmap tenendo fisse le sue dimensioni, siccome tale operazione non aggiungerebbe dettaglio fotografico, ma aumenterebbe solamente il peso del file. Lo stesso accadrebbe aumentando le dimensioni tenendo fissa la risoluzione.

Nel decidere la risoluzione migliore con cui salvare un’immagine digitale, è necessario considerare il dispositivo di output al quale è destinata: più bassa per le immagini destinate alla visualizzazione a monitor, più alta per quelle destinate alla stampa.



La risoluzione di un’immagine bitmap può essere espressa anche in punti per pollice lineare o dpi (dots x inch). In tal caso ci si riferisce alla risoluzione di stampa.
Le immagini visualizzate a video sono a tono continuo, cioè mostrano passaggio graduale e continuo tra valori di grigio o colori adiacenti, poiché possono avvalersi di oltre 16 milioni di colori o di sfumature.
Le stampanti non sono in grado di riprodurre il tono continuo, poiché utilizzano un numero limitato di inchiostri: generalmente uno (nero) o quattro (CMYK). Perciò per creare l’illusione del tono continuo, in fase di stampa, si ricorre al processo di retinatura, ovvero alla scomposizione dell’immagine in tanti piccoli punti.


Le stampanti quindi stampano punti di inchiostro sulla carta che saranno tanto più piccoli e frequenti quanto maggiore sarà la risoluzione della stampante, che esprime la capacità di stampare un certo numero di punti per pollice lineare: più essa è elevata, maggiore sarà la qualità dell’immagine. Non esiste alcun rapporto diretto tra il pixel dell’immagine digitale e il punto di stampa.

Due sono le principali soluzioni adottate per la retinatura delle immagini destinate alla stampa:
  • la retinatura digitale AM (Amplitude Moderated screening)
  • la retinatura a modulazione di frequenza FM (Frequency Modulated screening)
La prima consiste nella scomposizione dell’immagine in punti discreti di dimensioni variabili che vengono stampati su posizioni fisse, secondo una griglia di retinatura.

La seconda consiste nella scomposizione dell’immagine in punti discreti di dimensioni fisse che sono stampati su posizioni casuali gestite via software.

La caratteristica principale di una retinatura ben eseguita deve essere la sua invisibilità.

La risoluzione delle stampanti desktop varia dai 300 ai 600 dpi, la risoluzione dei dispositivi di stampa professionale possono arrivare a 1200-2400 dpi e oltre.

Un’immagine digitale di tipo bitmap destinata alla stampa dovrebbe avere una risoluzione di almeno 300 ppi e comunque non meno di 150 ppi.

Se un’immagine è destinata alla sola visualizzazione video (internet, supporto multimediale), è sufficiente che la sua risoluzione corrisponda a quella tipica del monitor: 72 o 96 ppi.

Per risoluzione di un monitor si intende il numero di pixel per pollice lineare presenti sullo schermo, 72 ppi per Macintosh e 96 ppi per PC.

Spesso per risoluzione del monitor si intende anche il numero di pixel visualizzati sullo schermo orizzontalmente e verticalmente contemporaneamente. La risoluzione dipende quindi dalle dimensioni dello schermo e dalle sue impostazioni in pixel, un monitor da 13 pollici è definito da 640 pixel in orizzontale per 480 pixel in verticale.

Dimensioni e risoluzione dell’immagine e risoluzione del monitor sono variabili da cui dipende la modalità di visualizzazione a schermo di un file bitmap. Un’immagine con dimensione 640x480 pixel a 72 punti di risoluzione riempie completamente un video 640x480, la stessa immagine riempirebbe comunque un monitor più grande con le stesse impostazioni in pixel di 640x480, ma i pixel apparirebbero più grandi; un’immagine con dimensione 640x480 pixel a 144 punti di risoluzione occuperebbe uno spazio quattro volte più grande (doppio in altezza e lunghezza) su un video 640x480.

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